top of page
LOIS IRSARA SITORisorsa 1.png

La prima volta al cinema a 30 anni “Le chiavi del paradiso”. Me lo aspettavo molto differente, molto più naturale - più vero, personaggi che sapessero interpretare meglio, si conosceva troppo bene che eran soltanto attori. Fotografato meglio la credevo anche e non quel continuo tremolio. Parlare poi, menando la bocca differente. Abituandosi ugualmente comincerà a piacere. 

…siccome stanotte (son le 2) mi sono svegliato e non mi addormento più, ti scrivo. Ho la gamba che mi fa un po’ male e fra due giorni aspetto che si riapra ma sai sono contento anche così. Eran già notti giorni che guardandomi nello specchio ero rosso in faccia come quelli ce storgon troppo il bicchiere.

E a te come va? Si ti sembre delle volta che vada male “canta che ti passa” non credere perà che a scuarciagola vadi cantando per le vie di Milano (basta cantare quasi sottovoce) vado bensì col mio bastone e siccome piove nell’altra man l’ombrello.

…parlo poco, non ho amici, mi piace però osservare e poi con il lavoro non mi da tempo di fare tante storie. 

Sta bene fratello e godi la vita che è bella…il più mi trovo felice quando qualcosa non va allora si pensa.

 

12-12-53

Scöc l vanto l tamp sen và - scang pudès madër almanco vir ciant agn ciamò - o al foss bel ci a stè dagnarra sö in casc mon, a s la gòd o a sen durè.

Scöc t la natüra el inc con nos - al è bur tamp scpo indò bel - dè scpò nöt, do n dar tamp vagnl saragn - inscö con nos, düt mass escter, vigni bagn e vigni mal - düt va dascpavant bung - bel el a sci sot e cunscidrè casc düt - na sara dnant c sci t let (xxxx xxxx) e daida ong mument punsè cun me. 

 

Con Os prai inscnöt, dar sagn ruvè, chilo dlungia mi let de dì la corona, ch cals bels munts ladins da pic m’à insignè; e i uress cina l’ultimo de ch’i pò sö in casc mon sctè, mai m descmuntiè. Nadè fascuns col pinsir adüm. 

 

Inscnöt fossl vöia d Nadè, scöc Os punsarais a me sunsi inc iö col pinsir t sctüa pro Os

 

I chir gunot n cal bosck d mascarài - a udai sci udess na mosna sö neng lagn - a udai sci aldis calla usc d chi rüsc, c m sunà inscö bung.

Ala me va bung ci da chilò, i m sung ausè ala vera di motorz e a düt - al è pur d vigni sort da udai ch’i aràt vais bung. Nadé paso chilò a Milano

d perd ong grüm d dis n nainia dlaurela e scold nain d masa - i ama plö 30 agn d tamp - scai va tang scnell ch chisc e scüs hai ora da purvè d fà vàl. 

 

Io lo vedo - uscito dal carcere - da una lotta scagionatale contro - difendersi - dare una lezione … la più dura, possibile immaginarsi - ai suoi nemici - che passerà i secoli. Lui <Cesare B.> preciso lui - pur sentendo il grido della moglie ed altri pianto - fermo nelle sue giuste idee - come una piramide. Come in un vento di burrasca - il suo viso tagliente e fermo taglia l’aria che passa - il suo sguardo forte e acuto scruta senza paura i nemici (o amici falsi) che lo legano, senza osare però in quest’ultimo istante a guardarlo in faccia - sentendosi colpevoli. 

I soldati quasi cretini - senza colpa - fanno il loro dovere. Questo ragazzo forse suo figlio - della giovin generazione - mira i gesti del padre suo li resteranno nella mente impressi. E’ un pezzo della sua vita - tragico che commuove fino in fondo. Per tutto ciò, lo stato giustamente, potrebbe finchè vivete darmi una medaglia, un premio qualche miglione non sarebbe sbagliato

 

La vita è bella, come è pur bello ciò che ci dintorna. Io penso che a passare la vita lieta al mondo occorrono queste due cose: pensare a Dio e lavorare molto, se vadi bene o che vada male non ha importanza, anzi si stà meglio se va male, fa più pensare, pensare a tutto, al perchè di tutto. Per convincervi, quando vi va male ad esempio: chiedetevi un po’ di soldi e meditate al di tutto gran perché…un rossore caldo, di giovane felicità, vi accenderà il volto. 

 

Se é più bello lassù o in questa città, stasera non lo saprei. Son piene le strade d’esseri compagni, di gente in moto che t’invita al lavoro - Ci son quelli che ti mostran la meta di quelli che ti conducono ad esse, quelli che in sul cammino ti preparano il cibo, altri il dormire dopo un giorno di fatiche. Oh che grande organizzazione, quasi come nel cielo le stelle, tutto che gira - fermati un po, davanti a me via, e guarda a come saettan le macchine, a un dato momento tutto un incrocio poi di nuovo sparisci e così ogni giorno avanti e ogni giorno di più si perfeziona il meccanismo della anche bella città. 

30-1-54

 

Come boschi si alzan le cose, ripiene di gente, amica, (se ti farebber del male, amica più ancora!) ripiene di occhi con musi sporgenti (gente alle finestre). Anche qui io devo fermarmi, e dire, Oh Dio sei grande, ci sei anche qui - in ginocchio t’adoro - ti chiedo perdono per me e per tutto - guidaci ancor - 

 

I ha imant datrai cals bels munts, con na grlanda d blancia nai sö insöm. Ci bel a rudé datrai fora pur chi bosc, ulach ang nalda nia atr  cla vera di cialzam tra it na bocia d’aria frasca e t sente dlungia na funtana ascutè calla musciga cht’fesc punsè a coses belles. Sctà cuntant e ciga ong iad audai sci t’ald. —

 

Sgnur Uscöp hai dar priè e al m’à daidè, i à impurmtü dl lascè al savai a Pursnù. 27.11.53

 

Leo Crepaz, al suo primo incontro m’à fatto vedere, con parole dure la grande fatica che sarà da superare per essere e diventare artista. Dicedogli che per cause della salute, della gamba sono passato dal lavoro di contadino all’arte gli ha fatto una impressione poco buona. Scherzosamente ma con parole crude mi ha detto: perché non facevi un altro mestiere, che per la gamba era miglio - 

Parole grandi, dette da un artista - mi hanno fatto pensare. Parole utili che mi staranno davanti per il tempo che é ancora a mia disposizione. 

Con tutte le mie forze però, per il prossimo incontro con lui, fra 10 anni, gli vorrò far vedere, quasi in atto di sfida, che la via l’ho scelta come era mio dovere. 

Aveva quell’aria giovanile - fanciulla che è degli artisti. Forse un po’ l’aria d’artista se la dava ma nel medesimo tempo, bonario, semplice, lo si notava subito nato fra i monti ladini. Capelli lunghi, voltati all’indietro, il modo suo di stare in piedi, era quello di uno scultore davanti alla statua; mani piccole, la testa piuttosto grande con un doppio mento. Collo scultore Caslini parlava di Tallone (pittore) gli artisti d’oggi gli conosceva, e come, critico piuttosto severo. Come la maggior parte tormentato. A vederlo nella sua arte mi sembra un po’ profana, nel modo che guardò la na bella cinesina. 

 

La lezione di pittura di paesaggio alla “Cassinetta” ad Aliate in Brianza, nel parco della Cristina Archinto (scolara) dei conti Groppallo, è stata quasi una gita di piacere, con 4 lussuose macchine e tutti amici come in famiglia, padre, fratelli e sorelle; le macchine erano degli scolari e scolare, in quale ognuno sedeva fu tirata la sorte, a me toccò con la Eduarda e l’Anna. Abbiamo passato villaggi bellissimi, peccato che gli saltavamo svelti come il vento. Una villa antica con un parco grande e stupendo, posto su una piccola collina con un bosco e varie spianate di prato con l’erba lunga e ondosa quasi matura, difatti falciavano, varie qualità di antiche grandiose piante. 

Il tutto, ricordo, d’una forse millenaria famiglia patrizia, con pozzi, fontane e arcate costruiti in tempi passati. Sarebbe bello passare lì un mese. 

Abbiamo guardato un po’, poi ognuno ha scelto il suo posto e anch’io con furia ho disposto sulla tavolozza i colori, stirato il cavalletto, sul col cartone e … pronto al lavoro, guardato un po … ma c’era il maestro davanti proprio a me che più svelto ha dato mano al lavoro, ho guardato un po’, ed ò lasciato piano cadere la tavolozza nella cassetta e anche i pennelli, sono andato a guardare come faceva lui senza essere più capace di andare via fino all’ultima pennellata sua. 

25 maggio 1954

 

In questa giornata calda movimentata rumorosa qui in città, c’è un po’ di riposo, all’ombra qui presso il Castello è pieno di rondini; sono contente, come corrono e gridano, mi distraggono subito dalla città, i pensieri gli tirano in alto. 26-5-54

 

Bisogna dare e dare, dare tutto non mai egoisti Dare l’interno, il cuore all’arte, calore, per non uscirne una cosa fredda, inutile. 1.6.54 maestro Colombo

 

Dal ritratto della Lolli - 4.6.54, cosa mai su questa terra si può immaginare più bello di un bambino, che mai ti colpisce di più? della sua giovane vita, innocente ancora, Gesù gli amava < per arrivare in paradiso, dovrete essere simile a questi. 

 

Benedici o Signore questo giorno che mi si presenta pien d’affanni. L’animo mio è tormentato sta mattina, per la salute e anche per l’avvenire incerto senza amica. 

Vado adesso dal dottore, ma … chissà se fosse meglio non andare … ma oramai … Non sono più così forte di quando ero ragazetto, tenuto da alcuno, scarpettava come un cerbiatto, sano in mano per caso del cacciatore. 11-4-54

 

Consigli

 

Non solo forte come un leone ma cauto come un serpente. 

Niente riesce bene in arte come l’eccessivo. 

I fiori si dipingono come un “canto”

 

Per schizzi di movimento: il ritmo, il suo carattere, semplice e rapido non angoloso.

 

Per ritratto virile, crudo, duro, acuto, serrato cadaverico, forte grandioso

 

Mi ha detto: tu, della pittura sii marito e non amico. 7-6-54, Colombo

 

Prima di fare un ritratto poniti severamente il problema: … fallo poi razionalmente, semplice e severo, avvicinarlo spesso al vero per fare i confronti; prima fa lo schema segnando già in questo il suo tipo esagerando anche i caratteri essenziali, che non si annoi per distrarlo, parla a lui. 

 

Gli scultori d’oggi non son più capaci di fare un uomo ma fanno un uomo-donna le mani di donna e così avanti, credo usino anche per l’uomo la modella. 

  • Come è difficile ed alta nell’arte l’umiltà (Dal cimitero monumentale) 

Anche Bedeschi in un gruppo piramidale, la madre in mezzo con ai lati l’uomo e una donna, di tutti le mani uguali - ma è mai possibile. Quanto ha ragione il maestro di dire che non si è umili - voler essere grandi quando non si è. 

 

Maggio 54. Cosa diranno gli uccelli qui al parco (a Milano) oggi che è primavera, che il loro antico canto è soffocato dal frastuono dei motori. Penso che darà loro fastidio, tra compagni si sentiranno a stento chiamare, o gli verrà da piangere che anche loro vorrebbero cambiare il sistema di vita. Sì, l’una con l’altra voce scorda…o accorda? … Qui non si cerca più di scovargli, con quelle delicate forme e belle piume, i motori ci attirano di più, siam dentro noi, saettiamo avanti. 

Mi meraviglio che non se ne vadano, sarà più caro a loro l’amore per queste piante per questo po’ di prato verde anche se abbrutiti i fiori da sta manscanda polvere. Un leggero senso di tristezza mi ombra gli occhi. 

 

Credo che se avessi una casa con qualche migliaio di poveri con mio niente potrei sfamarli senz’altro. 

Ho constatato già parecchie volte qui in Milano che quando non avevo più da andare a mangiare e pieno di appetito, bastava dire “Signore ho finito i soldi dammi da mangiare che ho fame” e dopo un po’ come era andata non lo so avevo mangiato e ingamba. Questo un’esempio fra i tanti. Un giorno che ero a scuola avevo 10£ in tasca, però il maestro mi aveva detto di andare a mezzogiorno da Bignaschi pittore, con 10 cartoni che avevo preparato per dipingere, era però lontano ed erano pesanti, senz’altro dovevo prendere il tram ma costava 25£ intanto andavo a piedi fino al Largo Cairoli colla speranza d’avere il coraggio di chiedere ad alcuno 15£…insomma non poteva darmele, ed io senza seccarlo molto me n’andai però a 10 passi distante lo guardai ancora e mi fece segno di andare da lui - mi diede le 15£ - me n’andai lodando Dio e pregando di benedire e di non far giammai mancare il denaro a colui che tanto mi aveva aiutato. E così arrivai contento e pien di fame alla casa del pittore Bignaschi. Dalla portinaia chiesi di lio, mi disse che quel giorno sarebbe tornato la sera alle 8. Rimasi lì alcuni secondi non sapendo se andare a destra o a sinistra…presi il mio pacco e me n’andai. A Gesù dissi “da mangiare che ho fame” e vidi non lontano, sull’angolo della strada, molti poveri che scodellavan - seri ed allegri un bel piatto di pastasciutta che un frate del convento gli spartiva loro, tutto contento mi feci avanti - e col mio pacco m’incamminai sereno verso scuola - Era lunga e mi stancavo, altre 25£ adoperavo - a chi chiederle? Ad una signora chiedei la strada e se distava tanto, ma la indicò e disse sì, le tenni dietro e provai a dire a me coraggio…e per favore chiesi 25£ per prendere il tram __

Seccata mi rispose <neanche 5 te ne do> chiesi scusa ed in silenzio pregai per lei, nient’affatto offeso, pensài - chissà?...se così avessi fatto anch’io.

Arrivai a scuola un po’ in ritardo e stanco ma felice più che mai. 26-2-54

 

27-2-54 Anche oggi è andata così, per mangiare a mezzogiorno ho dovuto inventare una bugia all’esercito della salvezza di dire che m’avevo dimenticato il portafoglio. La sera poi volevo andare a chiedere qualcosa al mio signore ma era già chiuso, era già via, come fare? - non potevo più dire gli ho dimenticati…Dissi - ho fame…e appena fuor del portale, un amico che giò da un mese mi doveva 1000£ senza ch’io le chiedessi me le diede, così anche stasera potei pagare il debito e mangiare avanti - E passato il giorno che fu…fui felice d’essermi potuto umigliare un pò. 

 

Come fa giusto contrasto l’umile e grande S. Francesco del Pessina vicino al superbo e piccolo Cristo di Cendali - contrasto di geni

Povero, umile, scarno, semplice ma di un contenuto così sobrio e grande. 

L’artista, sì, è un progesta con le sue opere dice un secolo prima come andranno a finire le cose, vive con l’umanità che verrà, lavora per quella, di essa ne parla. 

Come ci si sente leggeri o quasi felici ad avere come oggi neanche 5£ in saccoccia. 

Il grande Iddio lo vede e bene tutto dispone, credo. 

Giugno 54, Di ritorno dal grande cimitero di Milano

 

Nel mio animo mi sembra di non esagerare

Mi sembra di entrare nel paradiso terrestre.

Viene voglia ogni momento di respirare fino a fondo questa aria buona e bellezza.

I parchi artificiali non hanno confronto; sono solo qui all’ombra di un abete, con una veduta larga al sole, un’aria leggera rinfresca il corpo e lo spirito, qui sotto a pochi passi, scendendo, canta un ruscello.

In viaggio per La Villa, sura Punt 23.07.54

 

Il 30 maggio a Pierancio, il posto che mi sembrò il più bello fu quel parco dopo Civenna, peccato che non ho potuto fermarmi un paio d’ore; non era piano, fra le varie specie di piante ogni tanto una larga striscia d’erba che serpeggiava e lo spartiva, era grande. Giù in basso il lago di Como, lontano le montagne e più in là ancora, le roccie delle v

Prima di Civenna, il passo del Ghisallo con la chiesetta, dei ciclisti, con una bella veduta sul lago e montagne. 

 

Che tante cose nella vita - vanno viceversa - ripensandoci a lungo … sono anche contento, è segno che Dio ancora mi vuol bene che di ciò che ho chiesto perdono è già perdonato. Tante volte senò il passo è incerto, si cammina a stento, si retrocede anche. Lontano, nella solitudine ancora, c’è speranza … lo spirito rivive - abbracciando la natura, guardando, come gli uccelli, pure vivono, per il freddo e la pioggia son ricoperti, gli alberi, fermi, si allungano adagio, obbedendo - vedendo gli uomini abbracciarsi andare avanti - spensierati e fiduciosi di trascorrere la vita bene e sempre su sta terra. Come si fa tante volte ad essere contenti a farci valere, non valendo!

Una voce di donna adesso che canta lontano giuliva mi cambia il pensare, non vedendola la vedo - bella - compagna dell’uomo; dentro … tutto cambia, qualcosa si accende, arde, brucia, passa; è camminata avanti, tace; altre rifanno il sentiero. Una domenica sera al primo d’agosto - Boscdaplang 1954

 

Nel cammino, guardando fra queste valli e boschi - amo, è un attimo, è il culmine, più avanti non si può. Ai mai provato delle volte di sentire il bisogno di riempire il tuo petto d’aria e di tutto, lontano il sole dà la sua ultima luce della giornata illuminando una valle .. li pure, lassù lucica una casetta bianco dorata. 

 

6 agosto 54 Boscdaplang - come è melanconico ma non brutto, qui al coperto di alcune tavole per riparare dalla pioggia che piano viene a posare sull’erba in giro e sui cespugli qui vicino al torrente. 

Col torrente c’è un rumore continuo e quasi monotono, l’aria non calda, adagio raffredda. Comincia a piovere di più, e le assi sopra gocciolano - come è bella quella goccia che si forma adagio poi lucica, brilla, si chiude e cade, se ne fa un’altra. Perchè mai così tante meraviglie all’intorno, Dio qui, devo dire, ti amo, spingimi verso un giusto avvenire, fammi vivere lungamente fra queste bellezze, lascia che l’aria buona vada per tutti. 

 

29 agosto 54 Oggi è una bella giornata con sole, non sà d’agosto ma già molto d’autunno, uno strano silenzio. L’aria già cruda; il ronzio delle mosche non c’è più, regna una quiete grande, le voci dei Ladini (compagni vanno colla aria lontane - è quasi come alla fine d’ottobre quando il terreno gelato le voci e il tin - delle scuri nei boschi echeggiano da na valle all’altra, come è bella la natura, basta guardarla e più si guarda e più piace. 

Non so se a te pure piacerebbero così tanto queste care vallate, questi prati di tanti verdi, più in su abeti e larici, e pini di monte, ogni tanto una striscia d’acqua che scende lucendo, e legato è tutto attorno dai bei massi di pietra; questa è per me ancora la valle che non vorrei cessar di vivere per lasciarla. 


Come è possibile non riempirci di gioia passando di quì, vicino alla Gadera, passando i cespugli, ascoltando l’acqua, guardando le alture…ritorna la notte, sen va la vita, che peccato; su svelto, godi…e lavora, dai - questo po’ che ti rimane. 

Sulla riva della Gadera, diedi l’addio a La Villa 5.9.54

Anche se sono stanco e annoiato, se vado in un bosco e vedo un uccellino saltellare a me ritorna la vita, più che guardando un bambino scalpettare nel grembo alla mamma, quel “cip” ogni tanto mi fa riamare, mi fa godere tanto. 

Sdraiato supino, guardando in su ho trovato una musica nuova a suon di mimica, fatta apposta per i sordi; una giovane pianta quasi a metà della lunghezza, un larice, siamo ai primi d’ottobre muove i suoi rami, mi sà il grande direttore d’orchestra, dirige con grande calore, suonano all’orchestra un’infinità di rami, ognuno va per suo conto e non esiste disaccordo, l’aria stasera gli affiata è una musica verde dalla architettura viola-dorata 5.9.54

 

Potessi portare a Milano cinquanta metri quadrati di questo colle - col suo silenzio, col suo muschio morbido, l’erba e i mille fiori, quell’aria buona che ti scivola baciando sopra come il sole. 

Certo sarebbe difficile collocarlo in mezzo ai muri laggiù, come si farebbe a fingergli, questi sfondi, e questi giovani larici che lo attorniano e come si distinguerebbe l’allodola da quei motori. Che grande differenza dal parco di Milano o lo sedersi qui…solo -

 

Oggi, luglio, siamo qui in mezzo alla neve e fa freddo. La gamba va così, così ma credo di star bene fra poco - guardiamo con coraggio, sempre avanti, nell’avvenire, vada bene o vada storto non ha importanza - a considerare, tutto, è una lotta, sì ma delle più belle immaginabili - peccato solo che la vita sia così breve. 

 

La lode, accettata, è l’inizio della discesa. 

 

E’ stato per me pieno di movimento, Milano, la gente sempre in corsa non mi ha lasciato dormire. Ho visto tante cose, in arte, pensieri e vita che non mi sarebbe possibile descrivere. Girato sono pure molto, Milano quasi tutto; e lago di Como e dintorni alcune volte pure il lago Maggiore e i più bei paesi sulla sua riva. Ho visto più volte i bei villaggi della Brianza a Pavia, Padova e Venezia ho visitato per quattro giorni, ho guardato gli usi e la gente di Milano, l’irrequietezza dei giovani, l’amore e l’eleganza delle ragazze il modo loro di farsi avanti; il maestro e la scuola poi, hanno occupato gran parte dei miei pensieri. 

Anch’io ho lavorato, ò provato di fare quello che le scarse mie possibilità m’anno permesso. Anche colla vita del giorno ho battuto, più volte la salute era contro, ho cercato di guardare avanti, lasciando dietro il passato. Sono contento di ciò che ho imparato e veduto ___

8-7-54

 

luglio 54 Il viaggio da MIlano a casa, anche se era un po’ nuvoloso il cielo e il viaggio mi piacque. Col pulman abbiamo costeggiato il lago di Garda, ci siamo fermati a Trento a mangiare e poi da Ora abbiamo fatto la valle di Fiemme e di Fassa, quella volta l’abbiamo fatta col sole, non l’avevo mai vista, era bella e poi il passo Sella e quello Gardena bellissimo. Dopo poi si mise a piovere forte fino a La Villa dove gli altri restarono, ebbi l’occasione di venire a S. Leonardo e quella sera non andai a casa ch’eran già le 10 ma da la nonna, il giorno dopo, già la mattina presto men venni a casa, dove adesso mi sento contento ___

 

Qui è freddo e piove e va il vento - è bello ugualmente, l’aria di Milano, (sudata dei tram) non c’è; i muri, o belli o brutti si son cambiati in lontani boschi in colli e valli odorose, tutto legato (come una siepe) da potenti roccie - tutto cambia ogni pochi minuti in bellezza ed ogni tanto per rompere il silenzio, ad accompagnare questa musica, è, un’ondata di vento, dell’acqua lontana, che scende, di là un pastore felice che grida - tutto è intonato in una grande poesia, in un atto d’amore a Dio! come son belli questi momenti di pensare diverso…soli - e in questi silenzi si può entrare, per breve. 

 

Purdnéd sci m’à dscementié; minarais ch’i ais te scones ed ad alls ch’ì pans - pu ehé ince, insà scel tamp s müda, sce Milan m’à tut do ca - i crài bagn d nò, inc sce düt verd datrai daìt. 

I scper inc c’os sais cuntanc, cha dalla ligrazza d’escter al mon tirais ong salt datrai, tang alt almanco che cang tiràn scö sale tl fagn. L boscc chilò m pel ch s salüds, casc prè plagn d ciüf e ls ciampanells di tirz inscnöt ch vagn a ciasa, ci l’rü caia e l vant lisir da rdùs e l suradl dnanche sci a poin do Putia cun me s salüda inc. 

 

Su quì in alto all’aria libera - Dio - regalo a te il mio cuore - i miei peccati lavagli - quando io non più ti vedo - ricordati di me. Come è bello camminare per il verde dei tuoi prati, dall’alto guardare, in lontananza le tue vallate - su più in alto, più bello ancora Lode a Cristo mi fà dire il Crocefisso, piantato - con fede, dai miei vecchi ai lati delle erte stradicelle. Quando la rugiada lucica ancora, il cammino leggero, la mente è fresca - camminare per la tua creazione è un piacere.

La mia casa è già lontana, la mamma la vedo piccina, una veduta vasta - la incornicia, i fiori che essa ha coltivato sul poggiolo e la finestra, son belli questi giorni prima di andare a Milano, voglio gustarmele queste cose, come anche le rondini prima di partire son gioiose, il suo volo, unite è un gioco è più stridulo il canto. Su questa altura è bello guardare - calmo - grande, tutto va - passa - il nostro andare è corto. 

7 settembre a Cialaruns

Credo che il paradiso terrestre, dove viveva Adamo è ancora, lo si può benissimo gustare ancor oggi, su questi boschi e monti come lui, soli, senza vestito e certo neppur sognare, soldi - in questo momento, ciò, è per me verità ‘Erano pienamente felici’

E come Adamo, bere alla fontana, fuor della coppa delle sue mani, A forza di dire, ogni generazione all’altra, ai nostri tempi sì era bello - chi oggi sceglierebbe ancora la vita di Adamo, adesso qui uno solo alza la mano

Anche lui avrà dovuto soffrire ma vedendo Dio, gli sarà stato gradito …

 

…se no me la canto, quieto con me su per questi colli, mi godo i boschi come i caprioli, come loro scappo..qui su da come viveva Adamo non c’è differenza..sono bei piccolo momenti che sen fuggono poi ma in questi boschi o vicino a un rigagnolo d’acqua che mi parla non posso pensare diverso. 

24.9.54

bottom of page